crisi = rischio + opportunità. Sarà vero?
25/05/2010 § 4 commenti
E’ tanto che questa equazione mi frulla (come dicono qui a Firenze) nella testa. La mente rimbalza velocemente all’ormai famoso ideogramma cinese wēijī dove wēi sta per “rischio, crisi, pericolo…” e jī per “opportunità, possibilità“…
investigando un minimo ho scoperto che questo tropo, tanto caro a JFK, alla fine poi non è proprio così come ce lo hanno venduto, ma è un’interpretazione un po’ di comodo. Jī infatti pare possa stare anche per “macchina, aeroplano, meccanico, segreto, perno, astuto, punto cruciale” dove l’ultima (punto cruciale) è forse la traduzione più appropriata.
Ad ogni buon conto, devo ammettere che ho sempre trovato l’ interpretazione unanimemente utilizzata da politici e businessmen estremamente ispirante, corretta o meno che sia per i linguisti.
Magari una crisi non sarà sempre positiva, ma senza crisi è facile sedersi sugli allori. La crisi è quello stato transitorio di difficoltà (per dirla col Garzanti) che ci permette (o ci impone) di muoverci dallo stato in cui siamo e di ricercare il nostro vero equilibrio. Ci permette di uscire dalla zona di comfort, spesso più subìta che realmente ricercata.
A questo può servire l’allenamento con le arti marziali. A metterci in crisi in un ambiente controllato, a farci uscire dalla nostra zona di comfort. Ad abituarci a controllare lo stress generato e a girarlo a nostro favore, tramutandolo da distress in eustress. A gestire quindi il rischio per tramutarlo in opportunità.
Mi rendo conto che, dati i tempi che corrono, invocare la crisi non sia propriamente geniale, ma non riesco a farne a meno. Per quanto mi riguarda, solo sotto stress (eustress?) riesco a dare il meglio e a trovare forti motivazioni. Non so voi.
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