Concentrazione, Determinazione e “Condizionamento Mentale”, una precisazione essenziale

29/12/2009 § Lascia un commento

Nel mio precedente articolo sulla PCD, quando parlo di concentrazione e determinazione affermo che un ruolo fondamentale nel processo viene svolto dal condizionamento mentale. Condizionamento che deriva dall’allenamento continuo, dal provare e riprovare una tecnica.

E’  il caso di fare una precisazione, dopo alcune osservazioni, giustissime,  che mi sono state fatte.

Quella del condizionamento mentale è solo la prima fase, è l’approccio iniziale al percorso di crescita, approccio che viene vissuto nei primi anni di allenamento. Il condizionamento mentale serve a recepire e a far proprie certe regole, siano esse di movimento che di comportamento, affinché diventino parte di noi e riutilizzate in modo spontaneo e naturale quando necessario.

Fase dell'allenamento - reazione ad un'aggressione, riequilibrio.

Il metodo utilizzato dall’istruttore è quello dell’ induzione. L’obiettivo e quello di far capire alla mente (e al corpo) del discente, grazie all’allenamento nell’ambiente protetto e “simulato” della palestra, quali siano le reazioni adeguate alle differenti situazioni che possono accadere nella realtà della vita quotidiana.

La reazione del praticante di T’ien Shu non è quella di un automa, condizionata e meccanica, ma quella di una persona che agisce con spontaneità, con la mente aperta e tranquilla.
Le tappe del percorso di crescita interiore e fisica possono essere così distinte e sintetizzate: conoscenza, pratica, metabolizzazione, appropriazione, movimento spontaneo, consapevolezza.

Quindi, in buona sostanza, il condizionamento mentale è solo uno strumento da utilizzare propedeuticamente nel primo periodo di allenamento. L’obiettivo non è quello di vincolare l’uomo in uno schema (tecnica) ma è quello di renderlo libero e consapevole, valorizzandone le sue capacità tenendo conto delle sue caratteristiche fisiche e psicologiche e del contesto in cui egli si è sviluppato.

Per citare le parole del mio Maestro “…la tecnica, dopo un “lavoro” [lungo] di conoscenza, apprendimento e metabolizzazione si trasformerà in un movimento facente parte di noi stessi, ad uso e somiglianza del nostro modo di essere, di agire, di relazionarsi e di vivere…”. Niente di più vero.

PCD – il Kung Fu può aiutarmi a gestire meglio una riunione?

29/11/2009 § 3 commenti

Un concetto che sta alla base del Kung Fu T’ìen Shu, disciplina che pratico da ormai quasi vent’anni, è quello della “PCD”, acronimo che sta per Predisposizione, Concentrazione e Determinazione.
Nel momento in cui il Maestro chiama una tecnica o dà un comando, se vuole far lavorare gli studenti in un certo modo (o, meglio, ricordargli come si dovrebbe sempre lavorare…) chiama a piena voce “PCD”.

L’obiettivo di questo richiamo è quello di riportare gli studenti in uno stato mentale ben definito, molto vigile, estremamente reattivo e orientato al massimo verso l’obiettivo: neutralizzare l’attacco avversario o portare una determinata tecnica al meglio delle possibilità.

Predisposizione, Concentrazione e Determinazione nell'esecuzione di una tecnica - Foto http://www.luciapoggiali.com

Lo stato ottimale, che si raggiunge dopo lungo allenamento, è caratterizzato da fisico centrato e pronto alla reazione, mente lucida e calma, focus al 100% sull’obiettivo.

Il termine PCD rappresenta, per il praticante di T’ien Shu, sostanzialmente un’àncora, nell’accezione della Programmazione Neuro Linguistica qui un bell’articolo sull’argomento, in lingua inglese. Serve, quando pronunciato, a fare entrare in uno stato mentale particolarmente lucido, pronto a reagire all’attacco con efficacia e risolutezza, qualunque sia stato il nostro stato mentale di pochi secondi prima.

Ma come si arriva a questo stato? Come si “ottiene” la PCD? Come faccio a predispormi? Come riesco a concentrarmi, a essere determinato?
Analizziamo le varie fasi punto per punto…

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